Obey
Obey al secolo Shepard Fairey, il suo nome ha fatto il giro nel mondo nel 2008 grazie al manifesto elettorale in favore di Barack Obama, che apparve sui muri di tutta l'America annunciando semplicemente hope, speranza. Da quel momento il quarantenne, proveniente da lunghe esperienze di street art, s'è conquistato un posto nel panorama artistico internazionale.
I paragoni si sprecano, uno su tutti, quello con Andy Warhol al quale in effetto l'accomunano diversi fattori: il concetto di ripetizione che si reitera nei multipli d'artista serigrafati, intanto, ma anche la necessità di moltiplicare la propria presenza in vari settori economici e mediatici. Assieme a Banksy, obey è senz'altro la figura più conosciuta dell'urban art, e come l'artista britannico riesce ad attirare in egual misura tifosi e detrattori del suo lavoro. Ormai saldamente inserito nel circuito delle gallerie, oggetto di numerose e importanti acquisizioni pubbliche museali, continua a far parlare di sé, a investire i suoi proventi in nuove iniziative artistiche e benefiche e ad essere una figura di punta della controcultura americana, l'unica probabilmente a finire in carcere nello stesso anno in cui riceve un pubblico ringraziamento da parte del presidente degli stati uniti. Senz'altro un uomo in grado di far emergere le contraddizioni più evidenti del “sistema”.